Diritto all’oblio: tutto quello che devi sapere

Diritto all’oblio: tutto quello che devi sapere

Il web ha cambiato radicalmente le nostre vite. Ci permette di lavorare, di acquistare prodotti da casa comodamente e di conoscere persone. Nel momento in cui si chiama in causa il suo impatto sulla nostra esistenza, non si può non prendere in considerazione anche l’emergere di nuovi diritti. In questo novero, è possibile includere quello all’oblio. Lo si sente spesso chiamare in causa. Purtroppo, non sempre in maniera corretta. Se ti interessa sapere di cosa si tratta di preciso e come si applica, non devi fare altro che proseguire nella lettura di questo articolo.

 

Diritto all’oblio: di cosa si tratta di preciso?

Come si può leggere sul blog di privacylab.it riguardo il diritto all’oblio, che cita a sua volta il sito del Garante della Privacy, quando si chiama in causa l’espressione “diritto all’oblio” si inquadra innanzitutto un diritto dell’interessato al trattamento dei dati personali. Come specificato dall’articolo 17 del Regolamento Europeo, si parla di preciso del diritto alla cancellazione dei dati nella loro forma rafforzata. Entrando nel vivo della situazione facciamo presente che, nei casi in cui i dati personali di un interessato sono stati resi pubblici – per esempio messi su un sito web – il titolare del trattamento ha l’obbligo, a seguito della richiesta da parte dell’interessato stesso, di cancellarli e di rendere nota la suddetta richiesta ad altri titolari che, per esempio, si occupano del trattamento delle copie dei dati. Un altro punto degno di nota quando si discute di diritto all’oblio riguarda il fatto che l’interessato ha il diritto di richiedere la cancellazione dei propri dati personali anche a seguito della revoca del consenso al loro trattamento (anche in questo caso, il riferimento normativo è l’articolo 17 del Regolamento Europeo).

 

Come deve essere gestita la cancellazione dei dati

Quando si parla di diritto all’oblio, è necessario soffermarsi anche sulla gestione delle procedure di cancellazione dei dati. Il Regolamento Europeo prevede che queste ultime vadano concretizzate senza ingiustificato ritardo. Inoltre, il titolare del trattamento dei dati personali è obbligato a cancellare gli stessi una volta che questi ultimi non sono più necessari alla finalità che hanno portato sia alla raccolta, sia al successivo trattamento.

Come già accennato, la cancellazione deve avvenire anche nei casi in cui da parte dell’interessato è arrivata la revoca del consenso, per non parlare delle circostanze in cui viene rilevato un trattamento illecito dei dati.

 

La sentenza spartiacque

Il caso del diritto all’oblio è particolarmente interessante quando si parla di Data Protection. Come mai? Il motivo è molto semplice: dell’argomento si è iniziato a parlare prima che venisse codificato in giurisprudenza.

Per avere un quadro completo della situazione bisogna fare un salto indietro di quattro anni rispetto all’entrata in vigore del GDPR (si tratta di un’eternità vista la velocità dei cambiamenti legati al web e all’impatto che ha sulle nostre vite). Le cose sono cambiate radicalmente nel 2014 quando, da parte della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, è stata pronunciata una sentenza che ha coinvolto il gigante per eccellenza del web, ossia Google (per la precisione Google Spain).

Entrando nel vivo della causa, facciamo presente che a intentarla fu un avvocato spagnolo, tale Mario Costeja González, intenzionato a non vedere più, sui motori di ricerca, il suo nome associato a una notizia risalente a diversi anni prima, circa una decina (si trattava per la precisione di una procedura di esecuzione forzata che aveva visto Costeja González soggetto passivo). Questo caso ha fatto scuola innanzitutto perché la richiesta di rimozione dei dati è stata presentata a Big G e non al proprietario del sito che riportava la notizia. Inoltre, le informazioni sul passato dell’avvocato erano corrette. La svolta è arrivata in quanto è stato decretato che il motore di ricerca agisce in qualità di titolare del trattamento dei dati riportati sulle pagine indicizzate. A seguito del pronunciamento della Corte di Giustizia, il re dei motori di ricerca si è visto arrivare oltre un milione di richieste di cancellazione dei dati con volontà, da parte degli interessati, di esercitare il proprio diritto all’oblio.