Nel nostro approfondimento odierno ci concentreremo sulla marcatura temporale, con tutto quello che devi sapere su questo specifico argomento. Al giorno d'oggi, la marcatura temporale riveste un'importanza pari alla firma digitale, da qui il motivo per il quale sono sempre di più le aziende e i piccoli imprenditori che si interessano della questione. Come è facile intuire, e come avremo modo anche di spiegare nel corso dell'articolo, essa è direttamente collegata alla conservazione dei documenti digitali (a tal proposito, di recente abbiamo affrontato il tema della gestione documentale online, presentando le diverse caratteristiche della gestione dei documenti in Cloud e in house). Prima di iniziare, sottolineiamo soltanto che le marche temporali debbono essere realizzate dai cosiddetti Certificatori Accreditati, come indica la Diretta Europea del 1999, il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 22 febbraio 2013 e il CAD. A seguire una guida completa sulla marcatura temporale, tutto quello che devi sapere (approfondisci qui https://www.savinosolution.com/2020/04/30/marcatura-temporale-tutto-quello-che-devi-sapere/) su cos'è e a cosa serve di preciso.
Cos'è la marcatura temporale: tutto quello che devi sapere
La marcatura temporale assegna una precisa collocazione temporale e veridicità a un documento informatico. Essa viene accompagnata sempre dalla firma digitale, con quest'ultima impiegata per autenticare il documento. In concreto, la marcatura temporale è una sequenza di caratteri attraverso la quale viene generata un hash, vale a dire un'impronta digitale. L'hashing non è altro che una funzione crittografica, la quale conferisce a ciascun documento una stringa alfanumerica che ha la caratteristica di essere unica. In ambiente informatico, tale stringa alfanumerica viene chiamata con il termine digest, il risultato di un algoritmo mediante il quale viene avviato un processo di elaborazione di una serie di caratteri. Il digest è sensibile a qualsiasi alterazione subita dal documento, ciò significa che a ogni piccola modifica cambia in automatico anche l'hash. Esistono vari tipi di forma di marcatura temporale. Quello più semplice è il formato TSR: esso include esclusivamente la marca temporale, ed è indispensabile il possesso del documento originale. C'è poi il formato denominato M7M, conosciuto soprattutto perché in passato fu il primo ad essere presente accanto al concetto di marcatura temporale. Con il passare degli anni è però diventato obsoleto, dal momento che non viene riconosciuto da tutti i software utilizzati per certificare i documenti digitali. Un'alternativa al M7M è il formato TSD: sono due formati identici nelle loro funzioni, dal momento che entrambi includono sia il TSR che l'originale, ma il vantaggio principale del formato TSD è che esso viene riconosciuto dalla stragrande maggioranza dei software attualmente in uso, ed è per questo che viene anche etichettato come standard. Esiste infine il formato PDF, che tra tutti i formati citati è sicuramente quello più noto. Esso include oltre alla marcatura temporale anche la firma digitale, ma è indispensabile che entrambe le due azioni appena citate siano realizzate nello stesso momento.
A cosa serve la marcatura temporale
La marcatura temporale ha la funzione di estendere nel tempo la validità legale della firma digitale su uno specifico documento dematerializzato. Si tratta di un beneficio non di poco conto, dal momento che qualora il documento dovesse scadere, andrebbe a intervenire in automatico la marcatura temporale, tramite l'attestazione della firma digitale antecedente alla scadenza del documento digitale. Un ulteriore beneficio della marcatura temporale è rappresentato dal fatto che grazie alla marcatura temporale la firma digitale può essere dimostrata anche a terze parti.